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IN TOSCANA, al confine tra MUGELLO e VAL DI SIEVE, prendendo da DICOMANO la direzione verso FORLì, dopo circa 10 chilometri quasi al confine con la ROMAGNA , tra la valle dell'ACQUA CHETA ed il MONTE FALTERONA, troviamo il paese di SAN GODENZO, nella cui famosa abazia nel 1302 DANTE ALIGHIERI convenne con gli esuli guelfi bianchi e Ghibellini.

SAN GODENZO comune della MONTAGNA FIORENTINA ha una notevole estensione territoriale ed ha un dislivello tra il punto più alto (M. Falco, m 1658) e quello più basso (oltre Ponte alla Corella, m 240) di oltre 1400 metri, mostrando delle caratteristiche rudemente alpestri, con monti strapiombanti e profonde vallate. Dal territorio del Comune di San Godenzo, nella frazione de Il CASTAGNO D'ANDREA è possibile entrare nell'area protetta del PARCO NAZIONALE FORESTE CASENTINESI, MONTE FALTERONA e CAMPIGNA, una tra le piu'suggestive porte del versante fiorentino del Parco.

Storia


Il territorio occupa tutta la valle del Torrente Godenzo, che scende dal Massiccio del Falterona fino a poco oltre il Ponte alla Corella verso Dicomano. 
Il nome di San Godenzo deriva da San Gaudenzio, eremita vissuto in questi monti nel V-VI sec. d. C, in onore del quale fu costruita nel  1028 l'Abbazia Benedettina attorno alla quale sorsero le prime case. In questa chiesa, fatta erigere dal vescovo di Fiesole, Jacopo il Bavaro, su somiglianza della propria Cattedrale,  Dante Alighieri con i fuoriusciti Guelfi Bianchi e Ghibellini tenne un convegno l’8 Giugno 1302 per decidere il da farsi al seguito della loro cacciata da Firenze da parte dei Guelfi neri,  e per chiedere aiuto ai conti Guidi e Ubaldini al fine di poter rientrare in città.
Dante  ha così apprezzato questi luoghi da citarli anche nella sua opera più famosa:  la “Divina Commedia”, dove nel XVI canto dell’Inferno cita espressamente una cascata di questo territorio, l’Acquacheta.

prima da monte Veso inver levante
dalla sinistra costa d'Appennino,
che si chiama Acquacheta suso, avante
che si divalli giù nel basso letto,
ed a Forli di quel nome è vacante,
rimbomba là sovra San Benedetto
dall'Alpe, per cadere ad una scesa,
ove dovria per mille esser ricetto;
così, giù d'una ripa discoscesa
trovammo risonar quell'acqua tinta...".

I Conti Guidi, poi, dominarono San Godenzo fino al 1344, anno in cui caddero sotto il dominio della Repubblica Fiorentina le rocche ed i castelli di San Bavello, San Godenzo, Ficciana e Casale; nel 1366 furono comprati, per 2650 fiorini, i castelli di Serignana, Monte a Onda e Castagno. Quasi nulla è rimasto delle rocche e dei castelli, anche perché Firenze ne ordinò l'abbattimento onde togliere ai vinti feudatari ogni velleità di poter ricostituire il proprio dominio. San Godenzo sì costituiva così in "Uffizialato", innalzato poi a Podesteria agli inizi del sec. XVI.
Dal 1500-1700 si ha il dominio del principato fiorentino su tutto il Mugello. Nel 1737 si ha l'avvento dei Lorena e con loro tempi migliori per queste terre che perdurarono fino all'arrivo di Napoleone con la costituzione del Regno d'Etruria. Finito il periodo napoleonico ritornò il governo degli Asburgo-Lorena. Leopoldo II portò a termine la strada forlivese e fece costruire il "Muraglione" per permettere il cambio dei cavalli al riparo dai venti che spazzano violentemente il Passo.
L'ultima guerra mondiale ha portato un tragico momento nella vita di questo comune, che venne a trovarsi proprio sulla linea gotica: il capoluogo e le frazioni vennero minati, pesanti furono le distruzioni. Si salvò l'abbazia di San Godenzo grazie all’intervento dell’allora parroco Mons. Ermindo Melani che fece notare al comandante tedesco che la chiesa fu fatta costruire per volere di un vescovo di origini tedesche.
Il comune è stato insignito della onorificenza “Medaglia d'argento al merito civile” per il seguente motivo:
«Centro strategicamente importante, situato sulla linea gotica, fu oggetto di atroci rappresaglie e rastrellamenti da parte delle truppe tedesche che, in ritirata verso il Nord, misero in pratica la strategia della "terra bruciata", distruggendo l'intero abitato con cannoneggiamenti, mine ed incendi. La popolazione, costretta all'evacuazione, dovette trovare rifugio nelle regioni vicine, tra stenti e dure sofferenze. Partecipava generosamente alla guerra partigiana e con dignità e coraggio affrontava, col ritorno alla pace, la difficile opera di ricostruzione morale e materiale del paese.»— Aprile - Settembre 1944/San Godenzo (FI)
Parte del territorio comunale fa parte del “Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna” al cui interno si trova la sorgente dell’Arno e il monte Falco, il monte più alto dell’Appennino toscano.
Il comune fa interamente parte della Diocesi di Fiesole ed esso comprendeva originariamente 7 parrocchie ora accorpate in solo due gestioni; una fa capo alla parrocchia di San Gaudenzio e che comprende le parrocchie di: San Gaudenzio, San Giorgio a Petrognano e Santa Maria all’eremo; e l’altra che fa capo alla Parrocchia di San Martino a Castagno e che comprende le Parrocchie di: San Martino, San Niccolò a Casale, San Babila a San Bavello e Santa Maria a Ficciana (che è cogestita con la parrocchia del Ponterosso di Figline Valdarno). Ecco qui alcuni cenni storici delle parrocchie minori del territorio: